Vivere le emozioni
Premiaty > MONDO JUNIORSuperare il “primato della razionalità” lasciando che talvolta le emozioni del bambino prendano il sopravvento, lo aiuta a non lasciarsi intimidire da se stesso
Le emozioni, almeno quelle fondamentali quali la tristezza, la gioia, il disgusto, la sorpresa, sono innate, così come la capacità di identificarle nell’Altro. Eppure spesso, crescendo, fanno molta paura, così tanta da cercare di controllarle, o, al più, di nasconderle. Perché si giunge a considerarle alla stregua di nemici da cui difendersi, di segni di debolezza di cui si farebbe volentieri a meno? Occorre ricordare che viviamo in un contesto sociale nel quale apprendiamo a relazionarci con il mondo, sia esso esterno o interno; dunque l’influenza degli adulti significativi con i quali si interagisce nell’infanzia e nella pre- adolescenza è fondamentale nel determinare la futura identità cognitiva ed emotiva. In molti contesti familiari esprimere le proprie emozioni è visto come elemento di vergogna, come segno di fragilità da rifiutare e non da accogliere e valorizzare. Quello che talvolta si insegna è il “primato della razionalità”, considerato come unico strumento davvero utile per interagire con il mondo esterno: il bambino viene rinforzato, in tal senso, a controllare e gestire il proprio mondo interiore e a temerlo per il potere distruttivo che potrebbe avere. Essere in balia delle proprie emozioni è perciò considerato come il peggiore dei mali possibili, da un lato perché esse provocherebbero la perdita del controllo, considerato oggi l’unico strumento con il quale poter affrontare il mondo, dall’altro perché potrebbero essere causa di giudizio negativo da parte dell’Altro, possibili strumenti di rifiuto e di ghettizzazione sociale.
Cinque punti su cui lavorare
Quali sono gli aspetti sui quali i genitori possono impegnarsi maggiormente, per aiutare i figli a sviluppare un’adeguata regolazione emotiva?
- Prima di tutto va ricordato che i bambini sono ottimi osservatori e tendono a imitare i comportamenti e le reazioni dei genitori. Mantenere un atteggiamento calmo e coerente, evitando, ad esempio, di urlare o assumere atteggiamenti intimidatori a seguito di determinati comportamenti dei bambini (come non sistemare i giocattoli o sporcare casa), può incidere molto nell’aiutare i propri figli a imparare la regolazione emotiva.
- Riconoscere e validare le emozioni: è importante che i genitori facciano attenzione allo stato emotivo dei bambini. Un atteggiamento giudicante può spingere i bambini a reprimere le loro emozioni, portandoli a considerarle “sbagliate”. Al contrario, un atteggiamento empatico e capace di riconoscere e validare l’esperienza emotiva dei piccoli comunica loro che tutte le emozioni sono importanti e che queste, seppure alcune volte possano risultare disagevoli, non sono pericolose e possono essere vissute.
- Limitare le loro azioni, ma non le loro emozioni: quando i bambini sperimentano un’emozione, ad esempio la rabbia, dire loro di calmarsi, o peggio punirli, non cambierà il fatto che si sentano arrabbiati. Al contrario, interventi di questo tipo comunicano al bambino che le sue emozioni sono “cattive” o “sbagliate”, così quest’ultimo cercherà di reprimerle con conseguenze dannose sul proprio sviluppo. Una buona modalità può essere quella di riconoscere il valore della sua rabbia, aiutandolo a modulare un comportamento che gli permetta di esternarla in maniera adeguata.
- Questo permette di porre una netta distinzione tra le azioni e le emozioni che proviamo; è importante insegnare ai bambini che non possiamo determinare le nostre emozioni, ma possiamo scegliere il modo in cui le manifestiamo e dunque come esse vengano espresse nel contesto in cui viviamo.
- Stimolare il dialogo: un’altra strategia che favorisce una buona regolazione emotiva è incoraggiare il bambino a parlare delle esperienze vissute, come gli eventi accaduti a scuola o in altri contesti, con i suoi pari e con gli adulti.
L’importanza di esternare ciò che si prova
È importante insegnare ai bambini non solo a descrivere l’evento che ha provocato una determinata reazione, ma anche il modo in cui essi si sono sentiti, il loro vissuto interiore e le loro reazioni. Questo processo favorisce una maggiore elaborazione e organizzazione dell’esperienza e li aiuta a esprimere, e a lasciare trapelare, tristezze, paure o rabbie legate all’evento stesso.