Premiaty > SOSTENIBILITÀ Settembre 2024

SOCCORRERE
gli animali selvatici

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Vietato il fai da te, accarezzarli e portarli a casa, bisogna invece contattare i centri dedicati; se non siete veri conoscitori della natura e dei selvatici, sebbene con le migliori intenzioni, rischierete di peggiorare la situazione. Una piccola guida per fare scelte oculate e responsabili

A chi non fanno tenezza i piccoli di capriolo o di volpe in difficoltà o addirittura abbandonati dalla madre? A chi non suscita compassione un uccellino caduto dal nido o un riccio che vaga senza meta? Per salvarli occorre rivolgersi a centri specializzati per non metterne in pericolo la sopravvivenza, poiché spesso questi animali non sono orfani, non si sono persi e non sono nemmeno in pericolo.

Recupero della fauna selvatica


“L’ho trovato da solo, è stato abbandonato e l’ho portato a casa in attesa del veterinario, ora lo coccolo un pochino”. Seppur mossi da buone intenzioni, non funziona così per gli animali selvatici.
La Legge 157 del 1992 è chiara: gli animali selvatici sono patrimonio indisponibile dello Stato, è illegale appropriarsene, anche se si tratta di portarli a casa momentaneamente per curarli. Bisogna invece contattare i Cras, cioè i Centri di Recupero per Animali Selvatici, della regione. Sono strutture di soccorso, specializzate per prestare loro le cure e garantire il ritorno alla vita libera appena in buona salute. Una rapida ricerca online ci farà trovare quello più vicino a noi, oppure si può consultare l’Ecosportello Animali, un servizio gratuito per recuperare indirizzi e numeri di telefono utili degli enti che fanno al caso nostro, che ci daranno indicazioni su come catturare l’animale e dove portarlo.

Cosa fare nell’immediato

La maggior parte delle volte che vediamo un animale selvatico in difficoltà si tratta di un falso allarme, quindi è bene prendersi del tempo per osservare da lontano la situazione e accertarsi che questo abbia davvero bisogno dell’intervento umano.

Molti nidiacei sani (merli, passeri, civette...) abbandonano il nido quando ancora non sanno volare bene, pur essendo nutriti e protetti dai genitori, quindi non sono in pericolo. In altre occasioni capita di imbattersi in piccoli di cervo, daino, capriolo in mezzo al bosco o in un prato da soli. Non sono orfani, la mamma potrebbe averli nascosti tra i cespugli solo per andare a cercare cibo nelle vicinanze.

Ricordiamo che l’animale selvatico, al contrario del domestico, non è abituato a ricevere attenzioni da parte delle persone e che anche una semplice carezza, per un rapace o una volpe, diventa un contatto stressante o addirittura dannoso (l’odore dell’uomo potrebbe spingere i genitori ad abbandonare per davvero la prole). Anche somministrare cibo, come latte, o medicinali, improvvisandosi esperti in materia, potrebbe portarli a morire.

Primo intervento uccelli

Se l’uccello è davvero in difficoltà, per prima cosa va contattato il centro di recupero più vicino, che ci darà delle indicazioni specifiche da seguire. Come si legge sul sito della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli), bisogna procurarsi una scatola di cartone di dimensioni poco più grandi dell’animale e fare dei fori sulla parte superiore per favorire l’aerazione. Non vanno adattate gabbiette o trasportini per gatti, perché potrebbero agitarsi e ferirsi. Una volta nella scatola bisogna tenerlo in un luogo riparato, al caldo per evitare sbalzi di temperatura e tranquillo per evitare di incrementare la situazione stressante.
Di solito un piccolo di uccello mangia ogni 2-3 ore e se non si riesce a mettersi in contatto con il Centro di Recupero entro mezza giornata bisogna nutrirlo. Si può ricorrere a pezzettini di carne cruda o camole (larve della farina o del miele) e acqua utilizzando un contagocce o una siringa senza ago. Per nessun motivo, invece, vanno somministrati pezzetti o molliche di pane, latte o derivati del latte.

Primo intervento ricci

In Italia ci sono vari Centri di Cura per Ricci e sta anche per nascere un vero e proprio ospedale a Novello, in provincia di Cuneo, con macchinari specifici per l’esame del sangue. Quando si trova un piccolo di riccio solo e in pericolo, bisogna contattare il Cras più vicino. In linea generale va preso con un panno o dei guanti resistenti, si controlla il peso dell’animale, il colore degli aculei, la presenza di eventuali ferite e di parassiti visibili, la sua vitalità – cioè se si chiude oppure rimane aperto o barcolla. Bisogna poi metterlo in una scatola abbastanza alta e in un posto non assolato. Se neonato, con un peso fino a 100 grammi, va messo nella scatola con una bottiglia d’acqua calda accanto e per alimentarlo va somministrato il latte Esbilac, aiutandosi con un contagocce o una siringa senza ago se l’animale non è in grado di nutrirsi da solo. Se non si riesce a reperirlo entro 48 ore può essere usato il latte di capra, ma solo in caso di vera emergenza, oltre all’acqua che non deve mai mancare.