Quello che i ragazzi non dicono
Premiaty > MONDO JUNIORLe droghe sono assai diffuse tra gli adolescenti, ma spesso non è facile accorgersi se i propri figli ne fanno uso
Secondo i dati pubblicati nel 2016 dal progetto europeo Espad, nelle scuole superiori italiane sarebbero 650.000 i teenager che, almeno una volta, hanno fumato cannabis, sniffato cocaina, oppure preso eroina, allucinogeni o stimolanti, talvolta ingerendo più sostanze contemporaneamente. Questi risultati allarmanti sono emersi da uno studio su 30.000 studenti tra i 15 e i 19 anni. La regione che detiene il primato per quanto riguarda le droghe sintetiche è l’Emilia-Romagna, ma, da nord a sud, è in aumento il consumo di eroina tra i quindicenni.
I campanelli d’allarme
Non ci sono, purtroppo, indizi specifici per capire se il proprio figlio assume droghe, ma ci sono segnali di disagio che possono aiutare.
Un genitore può fare attenzione ad alcuni piccoli ma improvvisi cambiamenti nelle abitudini del proprio figlio, che possono segnalare che qualcosa non va.
I cambiamenti riguardano tutti i comportamenti insoliti rispetto a quanto si è abituati a osservare nel ragazzo, come improvvisi sbalzi d’umore, irascibilità, insolita mancanza di collaborazione e scontrosità, oltre a una scarsa disponibilità a stare in famiglia e parlare. Purtroppo, in generale, questi comportamenti possono essere scambiati per la normale scontrosità dovuta all’età di passaggio, per questo è importante stare attenti alla repentinità con cui avvengono. Più indicative sono la diminuzione del rendimento scolastico, la svogliatezza e la tendenza a saltare la scuola, così come l’abbandono di attività fino a poco prima svolte regolarmente e con interesse (per esempio uno sport) e l’allontanamento, apparentemente inspiegabile, dagli amici, accompagnato da un inatteso passaggio a nuove compagnie. Prestate attenzione anche ai cambiamenti nell’aspetto fisico, come occhi arrossati, mancanza di energia, stanchezza persistente.
Un ultimo campanello d’allarme è la sparizione di denaro e oggetti di valore da casa.
Come comportarsi
Innanzitutto non bisogna trarre conclusioni affrettate, poiché possono essere un’infinità i motivi, estranei alla droga, all’origine di tali cambiamenti. Se invece ci sono sufficienti indizi che portano a quella strada, cercate di non colpevolizzarvi né di pensare che dietro la scelta di vostro figlio ci siano motivazioni gravi.
Provate a individuare, tra questi, i motivi che hanno fatto avvicinare vostro figlio alla droga, chiedetevi se vive delle situazioni di disagio a scuola o in famiglia.
Per affrontare l’argomento con il ragazzo, è necessario evitare il terzo grado, da cui non si otterrebbero risposte, ma solo una perdita di fiducia, che renderebbe più difficile la situazione. Trovate un momento di intimità, per esempio mentre siete in macchina da soli, ed evitate la discussione se siete in ritardo o di corsa. Introducete l’argomento in un modo semplice, come: “Ultimamente mi sembri più triste, o più pensieroso. Puoi dirmi come ti senti?”.
La maggior parte dei ragazzi, sentendosi “visti”, tenderanno a parlare di quello che sta accadendo se lo si chiede al momento giusto, se non temono punizioni e se considerano l’adulto un riferimento accogliente, una persona che li ama e alla quale possono affidarsi.
Cosa li spinge?
Talvolta i ragazzi sono spinti verso gli stupefacenti dai motivi più (apparentemente) banali, come il desiderio di divertirsi e di fare qualcosa di diverso, unito alla curiosità e alla voglia di sperimentare. Nell’età adolescenziale, poi, hanno un grosso peso il bisogno di sentirsi accettati da un gruppo, di essere come gli altri, oltre alla volontà di ribellione. Più in profondità, possono celarsi la depressione, una bassa autostima, uno stress eccessivo o un dolore che si desidera dimenticare.