Il gatto diabetico
Premiaty > MONDO PETIl diabete mellito è una delle patologie che più frequentemente insorge nel gatto anziano, insieme all’insufficienza renale cronica e all’ipertiroidismo. Solitamente si tratta di animali in sovrappeso e dallo stile di vita molto sedentario
Diversamente dal cane, che sviluppa un diabete di tipo 1, nella maggior parte dei casi il gatto manifesta un diabete di tipo 2, pertanto continua a produrre ancora un po’ di insulina.
Riconoscere i sintomi
Nel corpo dell’animale i nutrienti viaggiano dall’intestino al torrente circolatorio. Tra questi nutrienti c’è il glucosio, uno zucchero molto prezioso utilizzato dalle cellule dell’organismo come fonte di energia. Affinché possa essere utilizzato, è necessario l’intervento dell’insulina, un ormone prodotto dal pancreas, che permette al glucosio di passare dal sangue all’interno delle cellule. Se manca l’insulina – o se ne viene prodotta una quantità insufficiente, o se le cellule non riescono a utilizzarla – l’animale inizia a manifestare sintomi correlati all’iperglicemia: aumento dell’appetito e del consumo di acqua, accompagnati da stanchezza generale, perdita di peso – in particolare della massa magra – con riduzione del tono muscolare, sintomo che non sempre viene riconosciuto. I padroni di gatti diabetici spesso notano anche una maggiore produzione di urina, che è legata all’aumento della sete, trovandosi a dover cambiare la sabbia della lettiera più frequentemente del solito. Infine, tra i sintomi può presentarsi una deambulazione incerta, che interessa gli arti posteriori.
Una diagnosi certa
Sono gli esami del sangue, in particolare il dosaggio del glucosio (glicemia), associati a quelli delle urine, a confermare la diagnosi. L’iperglicemia è piuttosto frequente nel gatto e può manifestarsi anche solo in conseguenza a una situazione di stress (viaggio, visita veterinaria, prelievo) o per l’uso di farmaci o di sedativi. Tuttavia, in caso di diabete mellito, è difficile avere dubbi, poiché il valore della glicemia è decisamente alto, ben oltre i 350 mg/dl. Per essere certi molti laboratori misurano le fruttosamine, un parametro che riferisce le variazioni della glicemia nelle tre settimane precedenti il prelievo.
Come intervenire?
Una dieta a base di alimenti specifici per la patologia è di fondamentale importanza, associata alla terapia con insulina, da somministrare due volte al giorno per via sottocutanea. Esistono siringhe specifiche per animali, che però molti veterinari sconsigliano per la difficoltà nel dosaggio del farmaco. C’è poi una penna automatica (più semplice da utilizzare), che si carica con fiale adatte. Nel gatto capita non di rado che dopo un periodo medio di sei mesi si possa gradatamente ridurre l’insulina fino addirittura a sospenderla.
Il monitoraggio del gatto diabetico passa attraverso dei punti essenziali:
- inizialmente è necessario che il proprietario del gatto misuri il glucosio nelle urine (a casa) almeno una volta ogni 4/5 giorni, al fine di accertarsi che la terapia inizi a fare effetto. È bene partire con un dosaggio minimo, poi sarà la glicosuria ad aiutare a stabilire la dose di insulina corretta
- attuare un cambio della dieta che sia graduale: esistono cibi di altissima qualità che fanno davvero la differenza nella risposta dell’animale alla terapia
- promuovere un calo del peso corporeo lento e graduale: i gatti saranno meno pigri, torneranno a fare attività motoria e ciò aiuterà a dimagrire.