Bambini capricciosi
Premiaty > MONDO JUNIORAffrontare i capricci di un figlio non è semplice. Scorpiamo come gestirli con il giusto approccio
Immaginiamo questa scena. Un bambino di tre o quattro anni, seduto su un carrello della spesa, spinto da una mamma stanca e indaffarata; a un certo punto il piccolo inizia a chiedere un giocattolo che ha colpito la sua attenzione e la madre cerca di spiegargli che non è possibile, che ha appena avuto un regalo, che costa troppo. Il risultato è un lamento piagnucoloso che si trasforma, piano piano, in un pianto disperato. Cosa può fare quella povera mamma? Comprare il giocattolo? Urlargli di stare zitto, di comportarsi bene, così magari lo riceverà come premio in futuro? O sculacciarlo intimandogli di smetterla?
Il pianto come strumento per ottenere le cose
Il problema non è tanto “cosa fare” in questa situazione, ma “perché” e “come” ci si è arrivati. Piangere è un comportamento potente e un bambino lo scopre molto presto. Il pianto, come tutte le azioni, è uno strumento che permette di ottenere cose dall’ambiente circostante e, soprattutto, nei primi momenti di vita, è essenziale per il neonato. Il piccolo scopre che piangendo ottiene dagli adulti gratificazioni immediate e crescendo impara a modulare tale attività in maniera sempre più manipolatoria.
Riconoscere i comportamenti positivi
C’è un modo “giusto” di educare i bambini? Sono molte le variabili in un contesto così delicato: il carattere dei genitori, quello del bambino, il contesto economico, i valori famigliari. è importante tenere ben presente un concetto fondamentale: meglio rinforzare i comportamenti adeguati piuttosto che limitarsi a punire quelli sbagliati. Riuscire a riconoscere i comportamenti virtuosi da premiare è un primo passo molto importante nella costruzione di un cammino educativo fruttuoso. A volte una sculacciata può essere senza dubbio utile, in quanto aiuta il bambino a capire quali sono i limiti che non possono essere superati. Ma se a questa azione il genitore riuscisse ad affiancare un’attenzione costante verso tutti quei comportamenti positivi che il proprio figlio mette in atto, premiandolo di volta in volta con un sorriso o un abbraccio, potrebbe aiutarlo a comprendere quali sono le cose davvero importanti per lui, con una comunicazione semplice e immediata dei valori educativi fondamentali da apprendere e mettere in atto.
Azioni da evitare
Molti genitori non si rendono conto che rispondere immediatamente al pianto del proprio figlio quando ha tre o quattro anni non è utile, anzi, rischia di diventare dannoso. D’altra parte, deriderlo o rimproverarlo aspramente per un comportamento sbagliato può risultare altrettanto inadeguato. Sia in un caso che nell’altro il bambino leggerà queste azioni come forme di attenzione rivolte a sé e quindi dei potenti “rinforzatori sociali”. Alcuni genitori si agitano tanto di fronte ai capricci del proprio figlio, diventando anche aggressivi: in questo modo, tuttavia, non solo non riescono a estinguere l’azione negativa ma, peggio, il bambino penserà che alzare la voce o le mani siano i modi più opportuni per ottenere delle cose dagli altri.