La depressione post partum
Premiaty > MONDO DONNAIl parto va considerato alla stregua di un potente fattore di stress e va gestito in modo adeguato, anche facendosi aiutare da un sostegno professionale, se necessario
Nella scala di valutazione dei maggiori eventi stressanti nella vita di una persona, i primi due sono la morte di una persona cara e la nascita di un figlio. Entrambi, infatti, ci costringono ad affrontare uno stravolgimento delle abitudini e delle relazioni, sia con noi stessi che con gli altri, e questo implica un processo di adattamento non semplice da gestire, a cui possono far seguito molti sintomi fisici e psicologici. Da un punto di vista biologico un piccolo calo del tono dell’umore della madre dopo il parto è naturale, anche a livello animale: una riduzione della reattività spinge la stessa a rimanere accanto alla prole e a curarla con una presenza maggiore e dunque più utile a proteggere i piccoli. Già questo aspetto ci aiuta a comprendere come la nascita non possa essere descritta solo come evento di per sé felice e gioioso, idea che, tuttavia, è ancora fortemente radicata nell’immaginario collettivo, e che porta a etichettare le madri che presentano difficoltà emotive nelle fasi successive al parto come inadeguate.
Baby blues e depressione
Possiamo distinguere due diversi eventi di interesse clinico: il “baby blues” e la “depressione post-partum”. Il baby blues indica una condizione di estrema stanchezza fisica della neomamma legata sia alle fatiche del parto, sia al repentino cambiamento ormonale, sia allo stress vissuto nel travaglio e nel momento vero e proprio del parto, che predispone a uno stato di stanchezza e di difficoltà nel relazionarsi con il proprio partner e con i familiari. Il tono dell’umore è altalenante, con crisi di pianto apparentemente immotivate, si presentano difficoltà nella concentrazione e nel ritmo sonno-veglia con frequenti risvegli e può comparire un disordine alimentare caratterizzato o da inappetenza o da desiderio di mangiare molto e di tutto. Fra le neomamme una percentuale compresa fra il 30 e l’80% attraversa questa esperienza, che fortunatamente è temporanea e regredisce nell’arco di 7-10 giorni senza lasciare conseguenze emotive o fisiche rilevanti; solo una minima percentuale di casi può evolvere in una depressione post-partum. La depressione post partum indica una forma depressiva vera e propria che si manifesta dopo il parto e che può mantenersi inalterata per circa 6-7 mesi se non si interviene in modo appropriato; in alcuni casi il disturbo che si verifica nel post partum è l’evoluzione di una depressione non riconosciuta in gravidanza. La sensazione di mancanza di controllo su emozioni, pensieri e comportamento è, secondo Beck, il problema centrale alla base della depressione post partum, che è più probabile nelle donne che presentano scarsa autostima e un inadeguato supporto sociale. È importante aiutare le neomamme a permettersi di ritagliarsi spazi nei quali poter esprimere liberamente le proprie emozioni, sentendosi accettate e supportate, elaborando così vissuti di paura, di vergogna o di senso di colpa.
I sintomi più comuni
- Predisposizione al pianto
- Irritabilità che può presentarsi con un’aggressività verbale e comportamenti
- Insofferenza verso chi stimoli una richiesta di attenzione
- Disturbi del sonno (difficoltà nell’addormentamento, risvegli precoci, incubi)
- Stanchezza fisica, legata all’insufficiente recupero di energie, e psicologica, che porta a difficoltà di concentrazione
- Somatizzazioni (disturbi dell’appetito o, più raramente, palpitazioni e vertigini)
- Sentimenti di inadeguatezza nell’accudire il bambino
- Pensieri di tipo ossessivo legati al benessere del bambino, come la preoccupazione di rispettare, con eccessiva precisione, gli orari dell’allattamento o del sonno
- Senso di colpa esperito nel non sentirsi la “mamma modello” che si era immaginata in gravidanza
- Perdita di desiderio sessuale che si associa alla condizione di maternage in cui la mamma vive solo per il bambino.